LUOGHI


Villa Pacinotti a Caloria


La famiglia Pacinotti, originaria di Pistoia, acquistò la Villa di Caloria alla metà dell’800 dai precedenti proprietari, i Tronci, noti costruttori di organi.
La villa, preesistente all'acquisto da parte dei Tronci, avvenuto nel 1754, era originariamente di dimensioni più contenute: l'attuale aspetto è frutto di successivi ampliamenti dovuti tanto ai Tronci quanto ai Pacinotti. L’ultimo di questi interventi, effettuato alla fine dell’Ottocento, consiste in una nuova cantina, la cosiddetta stanza "a mezze scale" che fu occupata dallo stesso Antonio Pacinotti negli ultimi anni della sua vita, e la sovrastante stanza, detta "dei sorbi". Il maestoso leccio sul lato ovest ed il monumentale pittosforo che sorge a sud-ovest risalgono anch’essi a quel periodo. http://www.villapacinotti.it
































Immagini d'epoca: villeggianti e vita di campagna a Caloria (1900 ca)
http://www.villapacinotti.it
 






















































































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Museo di Scienze Planetarie a Prato


Il Museo di Scienze Planetarie della Provincia di Prato, inaugurato nel 2005, è un'istituzione culturale gestita dalla Fondazione Prato Ricerche. L’idea di realizzare un Museo di Scienze Planetarie nasce dalla volontà, espressa a partire dalla fine degli anni ’90 dalla nascente Provincia di Prato, di valorizzare le competenze e le realtà scientifiche locali e, al contempo, di sviluppare un proprio Museo inserito in un centro di ricerca più ampio che potesse divenire un punto di riferimento culturale per l’intera città, per la Toscana e anche a livello nazionale. Se in un primo momento vi era l’intenzione di costituire un museo di minerali, un’analisi attenta della situazione museale italiana, unita all'analisi del contesto nel quale tale museo avrebbe dovuto nascere ed evolversi, ha spinto a variarne gli obiettivi educativi e culturali verso le Scienze Planetarie, che permettono e permetteranno di approfondire e meglio conoscere anche l’evoluzione del nostro pianeta e che risultano molto poco rappresentate e sviluppate in Italia. La soluzione adottata nasce da un approfondito e costruttivo confronto con il direttivo del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze che, come è noto, vanta una tradizione plurisecolare e le più consistenti collezioni naturalistiche in ambito nazionale, ma che, tuttavia, non possiede collezioni significative di meteoriti, né una sezione dedicata alle Scienze Planetarie.
In un contesto architettonico fortemente innovativo si ritrovano spazi espositivi che ospitano sia campioni che pannelli descrittivi delle diverse tipologie degli oggetti esposti: meteoriti (condritiche e differenziate), diorami dei deserti caldi e freddi, rocce da impatto e minerali. Fanno parte integrante del percorso numerose postazioni multimediali contenenti filmati, immagini, figure e testi centrati sulle tematiche incontrate nel percorso espositivo. Integra la visita la "quadrisfera", nella quale si può assistere ad una multiproiezione che, grazie ad un complesso gioco di specchi, racconta con suoni ed immagini suggestive gli eventi che vanno dalla formazione dell'Universo e del Sistema Solare fino alla nascita della vita sul nostro pianeta. Per maggiori informazioni e per la consultazione del catalogo on-line delle collezioni si veda il sito web del Museo: http://www.mspo.it .

La Prato Ricerche - Istituto per la ricerca ambientale e la mitigazione dei rischi - è una Fondazione costituita a Prato nel 2004 dalla Provincia di Prato, dall'Università degli Studi di Firenze e dalla Fondazione Pro Verbo. Il nucleo iniziale della Fondazione fu costituito dall'Istituto Geofisico Toscano, ramo d'azienda conferito dalla Pro Verbo alla Prato Ricerche. L'Istituto Geofisico Toscano è stato un Ente di ricerca, nato nel 1986, che, raccogliendo l'eredità storico-scientifica dell'Osservatorio Sismologico San Domenico fondato a Prato nel 1930, si proponeva lo sviluppo della cultura scientifica e di migliorare la conoscenza del territorio facendo uso delle competenze scientifiche e delle risorse strumentali di cui era dotato, con compiti di studio e ricerca nel campo delle Scienze, ed in particolare delle Scienze della Terra. Negli ultimi anni di attività particolare rilievo avevano assunto le discipline afferenti alle problematiche di Protezione Civile, quali il monitoraggio sismometrico dell'area del Mugello. Alla costituzione la Fondazione ha acquisito il patrimonio dell'Istituto Geofisico Toscano (IGT). La Fondazione ha da subito sottoscritto una convenzione con la Provincia di Prato per la gestione del Museo di Scienze Planetarie e della Biblioteca di Scienze geo-ambientali e planetarie, che ha acquisito lo status di biblioteca provinciale, facente parte del sistema interbibliotecario. Inoltre gestisce l'Istituto Geofisico Toscano con la Rete Sismometrica della Toscana Nord-Orientale e la stazione meteorologica di Prato Centro (http://www.pratoricerche.it).




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Museo delle moto e dei ciclomotori DEMM        a Porretta


Il Museo delle moto e dei ciclomotori DEMM, inaugurato nel maggio 2005, è stato realizzato  essenzialmente grazie alla passione e all’impegno di Giuliano e Mosè Mazzini. Giuliano Mazzini ha dedicato un’intera vita alla Demm: entrato in azienda come disegnatore meccanico divenne Direttore di produzione, consigliere delegato e vicepresidente; fin dal 1985, in collaborazione con il figlio Mosè iniziò un lungo e paziente lavoro di recupero, restauro e valorizzazione dei documenti, dei prototipi e dei modelli legati alla gloriosa produzione moto e ciclomotoristica della Demm. La casa Demm ha prodotto: ciclomotori con motori da 40cc, 49cc e 53cc in versione 2 e 4 tempi in oltre 800.000 unità di cui il 15% export; motoleggere con motori da 75cc, 125cc e 175cc in versione 2 e 4 tempi in oltre 7.000 unità; motocarri e ciclocarri con motori da 49cc e 175cc 2 tempi in oltre 1.500 unità.
Nel museo sono esposti motori sezionati, disegni esplosi degli stessi, motori per uso industriale, automobilistico e motociclistico corredati da un percorso tecnico-storico.
Cimentarsi nel raggiungimento di record mondiali fu per la Demm un obiettivo prestigioso.
Ben tre tentativi portarono la DEMM a conquistare i record. Due nel 1956 e l’ultimo nel 1958. 

 All'interno del museo si può vedere il Siluro (ciclomotore carenato con motore 50cc 2 tempi – in foto). Unico esemplare che nel 1956 conquistò 24 record mondiali. Ancora nel 1964 la Demm deteneva quattro record mondiali conquistati nel 1956. La partecipazione alle competizioni nazionali sono terminate per la Demm nel 1958.
Nel museo sono esposte le moto che per oltre un ventennio, a partire dal '54, hanno partecipato ai campionati italiani. In queste prestigiose competizioni la Demm aveva come avversari moto Ducati, Motobi, Bultaco e Morini. La Demm ha vinto il campionato italiano della montagna nel 1961-62-63, nelle categorie 50cc e 125cc.
Per un trentennio (dal ‘52 all’82) la Demm sarà sempre presente nei maggiori saloni espositivi italiani, negli anni '60 si inserì al terzo posto nelle vendite di ciclomotori in Italia.
I ciclomotori Demm sono stati esportati in: USA, Argentina, Brasile, Iran, Svizzera, Inghilterra, Germania. Il museo ha raccolto il maggior numero di modelli prodotti, anche solo prototipi. All'interno del museo http://www.amsbagnidellaporretta.com/DEMM%20MUSEO/museo.html 
si possono vedere tutti i dépliant che illustrano i dettagli tecnici di ogni modello. Inoltre sono esposte foto di partecipazione alle fiere, ai raid esteri con motoleggere: i ciclomotori. Ora questo prezioso lavoro, promosso alla B.I.T. 2005 (Borsa Internazionale del turismo di Milano) all’interno dello stand della Regione Emilia-Romagna a fianco di nomi storici e prestigiosi come Ferrari, Lamborghini e Ducati, viene offerto agli appassionati e all'intera comunità (http://www.comune.porrettaterme.bo.it/html/sistema%20museale.htm).

Sulle vicende storiche delle Officine Meccaniche Daldi e Matteucci nell'anteguerra:  M. Facci, Le officine Daldi e Matteucci (Demm) di Porretta. Cronache di un trentennio: 1919-1950, “Nuèter”, XXVI, 2000, n. 52; R. Zagnoni, La vecchia e la nuova Daldi a Porretta 1926-1939, “Nuèter”, a. XXXI, 2005, n. 62 (http://www.alpesappenninae.it/articoli/N062Nueterricerche29.pdf?id=191).

Museo delle moto e dei ciclomotori Demm
Via Mazzini 230/A, 40046 Porretta iat@comune.porrettaterme.bo.it
Il Museo è aperto tutto l'anno, con questi orari:  Sabato dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle ore 16.00 alle 19.00, Domenica dalle ore 16.00 alle 19.00 gli altri giorni su prenotazione. Chiamando il numero 335-7214996 un operatore sarà disponibile ad aprire la struttura in giornata.












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Museo degli strumenti scientifici dell'Istituto    "Crescenzi-Pacinotti" a Bologna


Fin dalla sua fondazione come Regio Istituto Tecnico di Bologna nel 1862, il «Pier Crescenzi» istituì un gabinetto di fisica affinché gli studenti potessero apprendere questa disciplina non solo sui libri, ma soprattutto attraverso esperimenti ed osservazioni condotti con l’uso dei migliori strumenti e apparecchiature didattiche disponibili all’epoca. Nei successivi cinquant’anni si venne così a formare una collezione di circa 250 strumenti, in parte costruiti all’interno della scuola, in parte acquistati dalle più importanti ditte italiane e straniere
La collezione storica degli strumenti di fisica del «Pier Crescenzi» è una delle più complete e meglio conservate del periodo a cavallo tra Otto e Novecento. Tra gli oltre 200 strumenti di cui è formata, ve ne sono alcuni costruiti e utilizzati dai grandi fisici italiani Antonio Pacinotti e Augusto Righi, che insegnarono al «Pier Crescenzi» negli anni sessanta e settanta dell’Ottocento e che qui svolsero anche parte delle loro ricerche.

Gli strumenti tra pratica e didattica della scienza. Gli strumenti sono da sempre un elemento fondamentale nell'indagine della natura condotta dall'uomo. Con l'affermazione, anche grazie all'invenzione di nuovi strumenti (tra cui il telescopio, il microscopio, il termometro, il barometro), del metodo sperimentale a partire dal Rinascimento, gli strumenti d'osservazione e di misura entrarono prepotentemente nella formulazione e nella verifica delle teorie scientifiche. L'importanza della scienza (e degli strumenti in particolare) nella conquista di nuove terre, la creazione di collezioni scientifiche private e pubbliche, la fondazione  di società sperimentali, il successo dei lettori itineranti di filosofia naturale presso un pubblico sempre più vasto: tutto questo contribuì a destare un interesse crescente per la scienza e le sue applicazioni. La trasmissione delle conoscenze avveniva sempre più attraverso dimostrazioni che utilizzavano apparecchi didattici e che dovevano divertire, oltre che istruire. Nel corso dell'800 questa pratica prese piede anche nelle scuole, dove furono istituiti gabinetti scientifici con tutti gli strumenti necessari affinché il professore potesse corredare il suo corso con le opportune dimostrazioni. Il gabinetto di fisica del “Pier Crescenzi” è un esempio di istituzionalizzazione di questo modo di insegnare la scienza.

La collezione degli strumenti di fisica. Gli strumenti scientifici e gli apparecchi  didattici  esposti provengono  dal gabinetto di fisica della scuola, che fu creato nel 1862 per corredare con esperienze dimostrative l'insegnamento della fisica. Si tratta di circa 200 strumenti databili tra la seconda metà dell'800 e l'inizio del 900, in parte acquistati da artigiani e fabbriche italiane ed europee, in parte costruiti all'interno della scuola dal “meccanico”, sotto la guida del professore. Gli strumenti sono esposti in 10 armadi, secondo un ordine che ricalca quello degli argomenti affrontati nei corsi di fisica ed esposti nei manuali dell'epoca: meccanica, acustica, termologia, meteorologia, ottica, elettromagnetismo. (http://www.museocrescenzipacinotti.it/categorie.asp).


I professori di fisica. Gli insegnanti di fisica dell'Istituto Tecnico erano anche responsabili del gabinetto di fisica della scuola e dell'acquisto degli strumenti. Tra essi spiccano i nomi di Antonio Pacinotti (1841-1912) e Augusto Righi (1850-1920), che vi insegnarono rispettivamente dal 1864 al 1873 e dal 1873 al 1880.
Nella scuola si svolsero anche numerose ricerche che si avvalevano di attrezzature all'avanguardia per la scienza del tempo. Lo dimostra la decisione di Righi di portare con sé alcuni strumenti, quando lasciò la scuola nel 1880. 


Nella scuola, Antonio Pacinotti studiòsoprattutto i fenomeni elettromagnetici che in seguito lo avrebbero portato a inventare il suo ”anello”, l'antecedente delle moderne dinamo. Egli lasciò alla scuola anche un termoscopio da lui firmato. 
Righi arrivò all'Istituto Tecnico appena dopo aver ideato il suo elettrometro a induzione. Qui effettuò degli esperimenti sulle scariche elettriche in mezzi diversi con una macchina da  lui progettata e sviluppò un telefono in cui un altoparlante funzionava da ricevitore (http://www.museocrescenzipacinotti.it).


Museo "Crescenzi-Pacinotti"
Biblioteca dell’Istituto "Pier Crescenzi", via Saragozza 9 - 40123 Bologna; tel. 051 3397411; info@museocrescenzipacinotti.it




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Museo di Storia Naturale di Firenze - Sezione di Zoologia ("La Specola")



Il Museo zoologico "La Specola" si trova ancora oggi nella sede originaria del Museo di Fisica e Storia Naturale da cui ha tratto origine e con il quale ha condiviso quasi un secolo di storia, fino cioè alla ripartizione delle collezioni del glorioso Museo lorenese fra i vari gabinetti del nuovo Istituto di Studi Superiori. 

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L'Imperiale e Regio Museo di Fisica e Storia Naturale fu fondato nel 1775 dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo nei locali di Palazzo Torrigiani e affidato alla direzione dell'abate Felice Fontana. L'idea era quella di dare una sistemazione organica e razionale alle raccolte scientifiche medicee, già allestite con criteri prevalentemente scenografici nella Galleria degli Uffizi. Nelle sale furono esposti, oltre agli oggetti medicei, strumenti di nuova concezione e cere anatomiche create nelle officine del Museo. L'istituzione si configurava anche come un moderno centro di ricerca: disponeva di laboratori sperimentali, di un giardino botanico, di un osservatorio astronomico, di una biblioteca e, dal 1807, di un liceo per l'insegnamento delle scienze. Il Liceo era composto da sei cattedre scientifiche (astronomia, fisica, chimica, anatomia comparata, mineralogia e zoologia, botanica). Non vigevano particolari norme per l'ammissione alle lezioni: non era infatti richiesto un titolo specifico né una tassa d'iscrizione. Gli studenti non dovevano superare esami e alla fine dei corsi potevano ricevere un attestato privato del professore, non essendo previsto un diploma pubblico. Ciascun docente impartiva almeno due lezioni settimanali dall'inizio di dicembre alla fine di agosto. Al termine di ogni anno scolastico si svolgeva una pubblica seduta nella quale i professori illustravano le scoperte e i progressi delle scienze, evidenziandone le applicazioni pratiche. Nel periodo della Restaurazione i corsi furono soppressi, venendo riattivati solo nel 1833. Dopo la fine del Granducato di Toscana, l'esperienza scientifica del Liceo fu recuperata dalla sezione di scienze naturali dell'Istituto di Studi Superiori di Firenze. 
Nel 1841 nel palazzo fu costruita una Tribuna dedicata a Galileo Galilei. A partire dal 1878, le collezioni del Museo furono ripartite tra le varie sezioni del nuovo Istituto di Studi Superiori: al Museo "La Specola" rimasero le cere anatomiche, le collezioni zoologiche e gli strumenti scientifici; questi ultimi furono assegnati, successivamente, all'Istituto e Museo di Storia della Scienza. L'attuale Museo è noto con il nome "La Specola", perché nella parte più alta del Museo aveva sede un osservatorio astronomico che, per antica consuetudine, veniva chiamato con il nome di Specola (dal latino specula, che significa vedetta, osservatorio). La ricca e spettacolare esposizione è organizzata in 33 sale (22 per la zoologia, 10 per le cere, 1 per le mostre temporanee) situate al secondo piano dell'edificio; al piano terreno si trova il Salone degli Scheletri, con teche originali del secolo XIX. La collezione di cere anatomiche comprende opere realizzate tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, riguardanti l'Anatomia, umana e comparata, oltre a calchi in gesso e disegni. La collezione dei Vertebrati comprende esemplari dei secoli XVIII, XIX e XX, appartenenti alle 5 classi dei Vertebrati: si tratta di preparati in alcool, naturalizzati, in pelle e scheletri. La collezione di Invertebrati dei secoli XIX e XX mostra esemplari a secco e in alcool (modelli di Molluschi Gasteropodi con conchiglia vera e parti molli realizzate in resina). La biblioteca conserva pregevoli volumi antichi e opere moderne. L'archivio della Sezione comprende l'archivio Giglioli (soprattutto epistolare), l'archivio generale del Museo dalla fine dell'Ottocento in poi e parte dell'archivio della Società Entomologica Italiana.




fu inaugurata nel 1841 dall'ultimo granduca, Leopoldo II di Lorena, per il III Congresso degli Scienziati Italiani, come ricordato dalla lapide sulla lunetta della porta d'ingresso, ed è opera dell'architetto fiorentino Giuseppe Martelli.
Dedicata al grande scienziato toscano, è decorata con una serie, unica nel suo genere, di episodi cardine e richiami alla storia della scienza sperimentale. Vincenzo Antinori, allora direttore del Museo di Fisica e Storia Naturale, la definì un "Santuario scientifico".
La tribuna è una grande sala che si sviluppa sull'asse nord-sud con due ambienti a base quadrata, uno coperto con volta a crociera, quello centrale, e uno, quello d'ingresso, coperto con una cupola in vetro e ghisa, uno dei più antichi esempi a Firenze di uso architettonico del ferro e vetro.
Il vano d'ingresso è separato, tramite due coppie di colonne ioniche sorreggenti architravi, dai due vani laterali, coperti con volte a botte. Sul vano centrale si apre poi, in chiusura prospettica, l'esedra con semicupola dove si trova la statua di Galileo di Aristodemo Costoli, circondata da nicchie dove si trovano i busti di famosi allievi di Galileo: Benedetto Castelli, Bonaventura Cavalieri, Evangelista Torricelli e Vincenzo Viviani. Un tempo qui si trovavano vetrine con gli strumenti originali dell'Accademia del Cimento, oggi esposti nel Museo di Storia della Scienza.
L'apparato iconografico della Tribuna è composto da affreschi, statue, bassorilievi e stucchi, che riproducono gli strumenti, le scoperte scientifiche, gli scienziati e i mecenati che le hanno rese possibili.

Alessandro Volta che mostra a Napoleone l'esperimento della pila
Le quattro lunette e i tre spicchi della semicupola con affreschi ricordano lo sviluppo cronologico della scienza sperimentale, incentrata sulla figura di Galileo. Queste decorazioni iniziano dalla lunetta con Leonardo da Vinci alla presenza del duca di Milano Ludovico Sforza (di Nicola Cianfanelli), per proseguire con Galileo mentre dimostra la legge di caduta dei gravi (di Giuseppe Bezzuoli); i tre spicchi presentano Galileo che osserva la lampada del Duomo di Pisa, Galileo che presenta il telescopio al Senato di Venezia e Galileo, ormai cieco e anziano, che conversa con i discepoli (tutti e tre di Luigi Sabatelli); le ultime due ritraggono una Seduta sperimentale dell'Accademia del Cimento (Gaspero Martellini) e Alessandro Volta che mostra a Napoleone l'esperimento della pila di Volta (Gaspero Martellini su cartone di Nicola Cianfanelli). Tutto il soffitto è decorato da stucchi bianchi e dorati, mentre le pareti hanno specchiature in marmo rosso, intervallate da medaglioni effigianti gli scienziati e da rilievi marmorei di strumenti scientifici. Altre figure allegoriche si trovano infine negli spicchi della volta e nei pennacchi della cupola. Nel vano di ingresso si trovano quattro busti marmorei dei protettori degli studi scientifici a Firenze: il cardinale Leopoldo de' Medici, Pietro Leopoldo, Ferdinando III e Leopoldo II di Lorena.


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Il Torrino della Specola di Firenze



Il Torrino della Specola fu progettato alla fine del XVIII secolo e divenne operativo nel 1807. L’Osservatorio disponeva di una dotazione strumentaria di tutto rispetto in parte di produzione locale e in parte acquistata dai migliori artefici europei ma non godeva delle migliori condizioni logistiche. La scelta dell’infelice posizione per l’osservatorio fu dovuta al direttore Felice Fontana che voleva tutte le scienze concentrate in un’unica costruzione. A nulla valse la proposta del vicedirettore Giovanni Fabbroni di erigere la Specola sul colle di Boboli rifacendosi al modello, già in uso in molti paesi di costruire gli osservatori a piano terra su colline rocciose fuori dai centri urbani rinunciando alla tradizione di collocarli nella sommità di edifici a torre nel cuore delle città. Un altro grande limite nella realizzazione del Torrino fu l’affidamento dei lavori all’architetto delle Fabbriche granducali senza alcuna interazione da parte di un astronomo. Solo successivamente si tentò di correre ai ripari sentendo i pareri tecnici ma quelli che fu possibile operare furono solo aggiustamenti. 

Nel corso dell’Ottocento l’osservatorio fu diretto da illustri scienziati quali Jean-Louis Pons, Giovan Battista Amici e Giovan Battista Donati. Fu quest’ultimo che ritenendo la posizione dell’antica Specola ormai poco idonea per i moderni studi si fece artefice del trasferimento della ricerca astronomica sulla collina di Arcetri. Presso l’osservatorio fiorentino furono compiuti studi di notevole interesse descritte negli “Annali dell’Imperial Museo di Firenze” e nelle “Obsérvations astronomiques à Florence” del Ponsche richiamarono l’attenzione della comunità scientifica internazionale sull’istituzione fiorentina. Tra le numerose osservazioni compiute negli anni dal Torrino della Specola vi furono anche le scoperte di tre nuove comete da parte del Donati: una il 3 giugno 1855una il 10 novembre 1857 e una il 2 giugno 1858 quest’ultima osservata e studiata anche dall’ormai anziano Giovan Battista Amici.
L’osservatorio astronomico composto da vari locali aveva il suo fulcro nella sala della meridiana dove venivano osservati i passaggi dei corpi celesti e nella sala superiore ottagona da cui erano compiute le osservazioni del cielo a 360 gradi. Sulla sommità dell’edificio del Museo aveva anche luogo la raccolta di dati meteorologici che dette continuità alle osservazioni condotte nel secolo precedente dall’Accademia del Cimento tra il 1654 e il 1670. Nel XX secolo rimasero nel palazzo della Specola soltanto le discipline zoologiche l’osservatorio astronomico andò incontro a un lungo periodo di abbandono e allo svuotamento dei locali dalla strumentazione originaria. Nel 2009 il Torrino è stato restaurato grazie ad un contributo della Regione Toscana e riaperto al pubblico http://www.unifi.it/notiziario/mod-CMpro-viewpage-pageid-80-pageno-2.html con il nuovo allestimento realizzato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze nell’ambito dell’iniziativa "Piccoli Grandi Musei".

 


Guarda la presentazione del restauro


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Il Museo Marconiano di Villa Griffone e la Fondazione Guglielmo Marconi di Pontecchio Marconi (Bologna)

 

La finestra della "stanza dei bachi" e la collina dei Celestini
Il Museo Marconiano 
Grazie all’integrazione di apparati storici, ipertesti, filmati e dispositivi interattivi, il Museo Marconiano di Villa Griffone offre la possibilità di ripercorrere le vicende che hanno caratterizzato la formazione e la vita di Guglielmo Marconi con un’attenzione particolare per il periodo che va dal 1895 (primi esperimenti di telegrafia senza fili) al 1901 (lancio del primo segnale radio attraverso l'Atlantico. Il museo ospita una serie di accurate ricostruzioni funzionanti di apparati scientifici dell’Ottocento collocate in diverse “isole espositive” dedicate ad alcune tappe fondamentali della storia dell’elettricità, ai precursori della storia della radio, alle applicazioni marittime dell’invenzione marconiana.
Durante il percorso sono inoltre illustrati alcuni fondamentali sviluppi delle radiocomunicazioni nel XX secolo, in particolare il passaggio dalla radiotelegrafia alla radiofonia e alla radiodiffusione. In mostra sono inoltre presenti interessanti documenti relativi alla formazione di Guglielmo Marconi (esposti nella celebre “stanza dei bachi”) e alla sua attività di imprenditore nella Compagnia che egli fondò nel 1897 e che tuttora porta il suo nome. 



Secondo quanto previsto dal suo Statuto, la Fondazione promuove la ricerca nel campo delle telecomunicazioni e intraprende iniziative rivolte alla conoscenza e alla diffusione dell'attività scientifica di Guglielmo Marconi. La Fondazione è amministrata da un Consiglio Direttivo nominato dal Ministro per i Beni Culturali e Ambientali. 
Tra le attività che la Fondazione coordina, sono centrali la didattica e la formazione professionale, in particolare, con la creazione nel 1995 della Scuola di perfezionamento in Ingegneria delle Radiocomunicazioni, che organizza annualmente corsi e seminari. Nella storica sede di Villa Griffone operano ricercatori, oltre che della Fondazione Marconi, anche del Dipartimento di Elettronica Informatica e Sistemistica dell'Università di Bologna e della Fondazione Ugo Bordoni.
L'attività di ricerca di questi studiosi segue due filoni principali: il primo è relativo ai sistemi di comunicazione mobile e personale, con particolare interesse verso le tematiche proprie della propagazione radio; il secondo riguarda il progetto assistito da calcolatore di dispositivi non lineari per microonde.


La Biblioteca e l'Archivio storico

Arturo Dazzi, Marconi
Oltre la Biblioteca, che consta complessivamente di circa 4.000 volumi e 2.500 numeri di periodici, l’Archivio storico è parte integrante del patrimonio della Fondazione Guglielmo Marconi. Si caratterizza per il recupero, la descrizione e la valorizzazione delle fonti relative alla vita e all’attività di Guglielmo Marconi, sia acquisendo materiale documentario relativo, attraverso acquisti e donazioni, sia attraverso la messa in rete delle fonti marconiane (inventari e documenti digitali)  possedute da istituti culturali italiani e stranieri.





Veduta di Villa Griffone


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